Prendo in prestito una vecchia canzone dei Garbo che ogni tanto mi viene in mente quando penso a Berlino.
Siamo il posto in cui viviamo, non possiamo prescindere da quello che ci circonda perché ne facciamo parte. Così quando sono a Londra sono un certo tipo di persona e due ore dopo a Roma la città mi investe della sua romanità che è quello che mi spaventa di più quando mi penso domiciliata in Italia nuovamente.
Persino quando torno in Abruzzo sono diversa, riaffiorano gli schemi mentali sopiti e quelle montagne marsicane oltre a circondare la Piana del Fucino sembrano rinchiudere anche me in quel circolo vizioso fermo agli anni 80.
Quando sono a Berlino invece mi sento a casa anche se per un motivo o per l’altro non ho mai realizzato il progetto di viverci ma io e Berlino abbiamo una relazione speciale, ci piacciamo a pelle. Siamo in sintonia senza fare il minimo sforzo e alla città perdono tutto, persino lo sporco in strada quando ne trovo.
Berlino è una cotta persistente, una corsia preferenziale che non voglio mi deluda ed è forse per questo che preferisco lasciarla nella lista dei progetti mai andati in porto.
Il mondo mi delude e non vorrei ricredermi anche su questo.
Che bello quello che scrivi!
Lo provo anch’io anche se non ho vissuto a Berlino e neppure a Roma.
Ma quando viaggio è una sensazione ricorrente. Quando torno a Londra mi investe un fuoco sacro, come se volesse trattenermi.
Non parliamo poi di Venezia. Non esisteranno altre vite, ma non saprei spiegarmi come faccio a sentire e vedere luoghi in questo modo se non per averci vissuto.
Insomma il discorso si fa contorto e non ti voglio annoiare, ma di sicuro ti capisco molto bene!
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Ciao Giusy, ci sarà una spiegazione logica a questo nostro essere così sensibili alle vibrazioni emanate dai posti in cui ci troviamo chissà! Grazie di essere passata da queste parti 🙂
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All’inizio mi facevo tante domane. Adesso sono abituata e sorrido.
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